mercoledì 20 aprile 2016

Cattelan installa un cesso d'oro al Guggenheim e lo chiama giustamente "America"




Un water d’oro per il grande ritorno 
L’artista italiano rompe il silenzio artistico che durava dal 2012 con un’installazione al Guggenheim di New York: il titolo potrebbe essere “America”. Al Tribeca un film su di lui 
Francesco Bonami Busiarda 19 4 2016
L’artista tedesco Joseph Beuys diceva che l’attenzione attorno al silenzio di Marcel Duchamp , il padre dell’arte concettuale che aveva deciso di andare in pensione come artista, era esagerata. Attorno al pensionamento del nostro Maurizio Cattelan, da lui annunciato dopo la sua grande mostra al Guggenheim Museum di New York nel 2012, silenzio non c’è mai stato. Anzi il rumore che Cattelan ha continuato a fare, in particolare con la sua rivista Toilet Paper ma anche con mostre di sue vecchie opere o mostre da lui curate tipo quella a Torino Shit and Die, non è mai finito. Adesso fra poche settimane il rumore di Cattelan sarà quello di un esplosione. Il monello dell’arte contemporanea, infatti, torna in pista alla grande, almeno ce lo auguriamo.
Prima il 24 aprile con un documentario su di lui di Maura Axelrod al Tribeca Film Festival con un titolo che più appropriato non potrebbe essere, Be Right Back, torno subito. Poi il 10 maggio prossimo là dove aveva attaccato le scarpe al chiodo, il Guggenheim Museum, Cattelan installerà in uno dei bagni pubblici del museo un cesso di oro massiccio, anche se conoscendo il soggetto potrebbe essere anche solo placcato. Il pubblico avrà quindi la possibilità di fare i propri bisogni dentro un opera d’arte. Il ciclo iniziato con la scatoletta di Merda D’Artista di Piero Manzoni nel 1961 si può dire finalmente concluso con questa opera di Cattelan.
Ora dobbiamo dire che di gabinetti d’oro negli yacht e nelle ville di sceicchi, oligarchi e dittatori su Google se ne trovano a bizzeffe, l’idea non è originalissima. Ma dobbiamo dare atto a Cattelan che in un museo nessuno aveva mai pensato di installare un così prezioso sanitario. Come al solito l’artista padovano, emigrato a New York e poi in Costa Rica, ha dalla sua la fortuna, il caso o il dono della preveggenza.
In un’America che si appresta a mandare in pista per la corsa alla Casa Bianca un Donald Trump non potrebbe esserci un simbolo migliore che un trono gabinetto d’oro dove magari potrebbe presto avere la necessità di sedersi il futuro presidente degli Stati Uniti. Le gole profonde del mondo dell’arte vociferano che il titolo dell’opera sia proprio lo stesso nome della più potente nazione del mondo. Ma essendo queste solo voci, vogliamo lasciare l’effetto sorpresa o la soddisfazione, come in un quiz, d’indovinarlo. Ma Cattelan esce dalla pensione non solo con il nuovo «capolavoro» al Guggenheim. Infatti alla casa d’aste Christie’s l’8 maggio andrà in vendita un’altra delle sue migliori opere HIM , il piccolo Hitler che prega con una stima fra i 10 e 15 milioni di dollari. Se il mercato, oggi molto in ribasso, di questo artista, risponderà con entusiasmo a questa scultura allora il ritorno di Cattelan sarà davvero trionfale. 
Ma non finisce qui, alla fiera dell’arte di Frieze, sempre a New York il 5 maggio, verrà ricostruita la prima mostra che Cattelan organizzò nella galleria di Daniel Newburg a Soho nel 1994. Là, in mezzo ad una stanza, i visitatori potevano trovare un docile asinello mangiare del fieno sotto un lussuoso lampadario di cristallo. Il titolo di quell’opera era molto lungo «Entrate a vostro rischio e pericolo, non toccare, non dare da mangiare, non fumare, non fotografare, niente cani». Per questo forse a quel tempo la mostra passò del tutto inosservata. Oggi è storia dell’arte e rappresenta forse lo spirito migliore di un artista partito rivoluzionario e diventato un po’ troppo convenzionale. Marcel Duchamp era tornato sulla scena con un’opera misteriosa installata permanentemente al museo di Philadelphia, Étant donnès del 1966. È la porta di una stalla attraverso la quale si può sbirciare un corpo di donna sdraiato in un campo di erba. 
Cattelan ritorna con un’operazione strategica di comunicazione chirurgica studiata in laboratorio dove il mistero è un po’ un segreto di pulcinella. L’attenzione sarà, come attorno a qualsiasi cosa faccia Maurizio Cattelan, tanta. Ma pure il rischio di aver perso la coordinazione con il gioco dell’arte è molto alto. Cattelan è coraggioso. Non solo. La nuova mossa a sorpresa è la prima di un ritorno a tutto campo forse prematuro.
Infatti Cattelan parteciperà pure alla Biennale di Manifesta che si aprirà a giugno a Zurigo con un altro lavoro plateale. Una carrozzella con un disabile che si muove sul lago. Un Cristo che non riesce più a camminare sulle acque. Una provocazione che forse non è più in sincronia con il mondo di oggi. Se l’artista americano Richard Prince aveva trasformato delle barzellette in opere d’arte dipingendole, Cattelan cammina sul quel crinale dove la sua arte potrebbe diventare una barzelletta.
Sarebbe un vero peccato per uno fra gli artisti più fenomenali che l’Italia abbia avuto da un secolo a questa parte. Essendo il water d’oro ispirato al libro di Kafka America, potremmo concludere con una sua citazione, dove il protagonista Karl alla domanda «Allora sei libero?», risponde: «Sì sono libero e nulla sembra più inutile di questa libertà». Maurizio Cattelan si era liberato del mestiere di artista, ma forse in questi quattro anni di assenza deve aver pensato che la sua libertà era senza valore. Ha quindi pensato bene di tornare subito. Speriamo abbia ragione . 
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI



Nessun commento: